mercoledì 18 dicembre 2013

Devo

Sto male e devo partire.
Ho anche oggi una depressione nera e proprio per salvarmi devo partire.
Non sapete quanto mi pesa fare quella valigia, fare quel pezzo a piedi, prendere quella metropolitana, quell'altro tratto a piedi e poi il treno. Finalmente.
Solo chi ha sofferto o soffre di depressione puo' capire quanto sia infinitamente faticoso.
Ma devo, devo alzarmi da questo divano.
Devo, devo fare quella valigia.
Devo, devo partire e poi staro' meglio.
Un passo del vangelo dice "il vento soffia e ne senti il rumore ma non sai da dove viene e non sai dove va (....) ".
Ecco io sento il rumore della felicita', so che anche se ora sto cosi' qualcuno la fuori e' felice e lo saro' di nuovo, anche io.
Non lo sento ma so che esiste.
Spero che quelle persone felici, la' fuori, siate voi.

Bianca

martedì 17 dicembre 2013

Solo un abbraccio

Mi sento depressa oggi.
Dovrei uscire a comprare un regalo per un mio amico ma non ce la faccio.
Potrei andare a fare shopping con le mie coinquiline ma non ce la faccio.
Stasera poi potrei andare a pattinare sempre con le mie coinquiline e tanta altra gente ma, di nuovo, non ce la faccio.
E non li raggiungerò nemmeno a cena, chiaro.
Me ne sto qui stesa sul divano, lo stomaco pieno di merda che io mangio senza un motivo.
Sto ingrassando cazzo, lo so.
Cosa mi sta succedendo?
La gente spesso non si rende conto di quanto sia faticoso per una persona che si sente depressa (o e' clinicamente depressa) fare le cose piu' semplici.
Quanto pesa.
E non ho una reale motivazione per sentirmi cosi' eppure evito la gente.
Voglio stare sempre da sola, non mi trovo molto bene con gli altri... piu' che altro non mi diverto molto.
Sono sempre stata un po' particolare, mai piaciute feste e discoteche.
Per me divertirmi significa una cena con il mio fidanzato, cucinare, un buon libro, la musica al buio nella vasca da bagno, un film con il mio ragazzo, leggere argomenti che mi incuriosiscono, parlare.
Una bella passeggiata con la neve.
O camminare, da sola, quando non mi sento depressa.
Sono solitaria o sono diventata solitaria?
Non mi piacciono gli altri... almeno la maggior parte di loro.
Io non mi diverto a giocare a carte.
Non rido per niente, si, rido ma non ho la risata facile come un tempo o, di certo, non cel'ho oggi.
Mi sento un po' triste per non essere come gli altri.
Una volta vidi un film dove si diceva che i primi sono destinati a vivere in solitudine.
Io non sono prima in assolutamente niente, non lo sono mai stata, ma sono originale? Particolare? Non so, una cosa del genere.
Bene io sono un po' come la protagonista perche' anche i diversi sono destinati alla solitudine.
Io non ne ho paura, sono sempre stata sola.
Da piccola passavo pomeriggi interi da sola: mio padre lavorava, mia madre aveva da fare, le mie sorelle o non c'erano o stavano chiuse in camera a studiare.
Io giocavo da sola e mi trovavo bene pero' mi fa ridere quando le persone affermano che i figli unici sono soli.
"Non solo loro'' vorrei rispondergli.
Quando ero una bambina forse avrei desiderato piu' compagnia, anzi, e' certo.
Mi affezionavo molto alle baby-sitter che venivano da noi.
Cen'era una in particolare a cui ho voluto molto bene, si chiamava Milena. Veniva quando non andavo nemmeno alle elementari.
Era una studentessa, mora, non bella ma all'epoca era una cosa che nemmeno consideravo, per i bambini tutti sono belli.
Con lei facevamo dei giochi, una volta disegnammo delle decorazioni per le finestre.
Era un prato verde con le lumache e gli alberi. Poi li incollammo al vetro.
Mi divertii molto.
Un giorno Milena non venne piu'.
Sparita.
Puff.
Si era licenziata e mia mamma le offri' anche piu' soldi ma non torno' mai.
Io ho sofferto la sua mancanza, ho provato nostalgia.
A volte la sognavo.
Poi sono cresciuta e non ci ho piu' pensato ma non ho mai dimenticato.
Dopo ci fu Pasqualina, un'altra baby-sitter. Ero un po' piu' grande a quel punto, facevo le elementari.
Pasqualina era rossa e bella, almeno la ricordo cosi'.
Dolce e simpatica, anche con lei mi divertivo molto.
Poi pero' si sposo' e non venne piu' da noi.
Anche lei mi manco' molto.
Ora sono qui, non ci sono piu' baby-sitter.
Le mancanze non sono state colmate.
Ho molta paura dell'abbandono, ho problemi a fidarmi degli altri, ho molto bisogno di affetto.
A volte me lo scordo.
Nel centro per DCA dove vado a volte le persone mi abbracciano o mi danno una pacca sulla spalla.
Mi si riempono gli occhi di lacrime, non ci sono abituata.
I miei genitori sono stati abbastanza affettuosi, con il mio fidanzato ci coccoliamo tantissimo eppure forse non basta, non so.
Fatto sta che quegli abbracci mi commuovono e mi imbarazzano.
Io non ho nessun contatto fisico con i miei pochi amici, non mi riesce.
Ogni volta che qualcuno mi abbraccia mi irrigidisco.
Forse quando dentro, inconsciamente, desideriamo tanto una cosa poi l'allontaniamo, senza nemmeno esserne consapevoli.
Ho notato che spesso le persone molto sole sono le piu' restiee al contatto fisico eppure... sono certa che non desiderano niente come una pacca sulla spalla o un abbraccio.
Quando al centro per DCA la direttrice mi abbraccio', quel gesto di affetto dato da una sconosciuta per me significo' solo questo: sono vicina al tuo dolore.
Dolore di cosa?
Non lo so. O forse i dolori sono troppi per riassumerli in un'unica parola.
Nascere sensibili e' una maledizione, per me. Sei destinato a soffrire piu' degli altri.
E c'e' chi vedendomi potrebbe pensare che ho tutto e non mi manca niente.... certi vuoti restano e non se ne vanno.
Stanno dentro di noi e ci restano.
Alcune ferite non guariscono.
Dobbiamo volerci bene tra di noi perche' siamo tutte/i sulla stessa barca.
Vorrei darvi unn abbraccio, di quelli che dicono "sono vicina al tuo dolore".
Ciao a tutte/i ... siate felici.

P.s. scusate, solito problema con gli accenti.

venerdì 13 dicembre 2013

giovedì 12 dicembre 2013

Chiaramente....

Mi sono abbuffata.
Ma dico... che mi prendo per il culo a fare?
Patetica.

Stare qui

Sono qui, di fronte a casa mia.
Sono tornata.
Fa freddo e tremo, c'è nebbia. Spero che mi nasconda.
Piango.
Fino alle 21 e 10 ero nel treno, i programmi avrebbero dovuto essere diversi, sarei dovuta restare a dormire dal mio fidanzato e poi a casa mia domani.
Invece abbiamo litigato e mi sono fatta riportare adesso.
Sto qui fuori e non entro, non mi va.
I miei ritorni a casa fanno sempe schifo...non capita mai che io trovi un pasto caldo ad attendermi, sorrisi e cose cosi' .
Mia sorella manco mi saluta, l'altra si invece.
Beh tutto questo per dire che in questo tempo trascorso fuori mi sto preparando psicologicamente, almeno credo.
Si perche' dato che dovevo arrivare domani ero preparata al domani invece all'oggi no e quando sono gia' triste e di cattivo umore per i fatti miei il ritorno e' ancora piu' deprimente.
Non so a voi ma a me intristisce e incupisce vedere i soliti silenzi-cattivi umori-buio-brutture. Mi fa stare male se non sono preparata.
Il problema e' che io paragono tutto a me... quando tengo a una persona e quella ritorna io gli preparo da mangiare, gli preparo le piccole sorpresine...compro il regalino anche quando sono io a tornare, figuriamoci.
Il contrario ovviamente non avviene mai e questo mi fa arrabbiare.
E' come se gli altri non mi volessero dare cio' che io credo mi spetti ma probabilmente e' una visione distorta. Non tutti fanno come me ma non significa che non siano contenti del mio ritorno.
Io ho tante accortezze, premurosita'.. perche' non posso avere altrettanto?
Beh mi sto dilungando, vorrei essere di nuovo nel luogo da cui sono partita almeno potrei stare da sola in camera mia.
E invece ora devo tornare qui perche' non ho altro posto in cui stare quando tutto cio' che voglio e' solitudine.
Le lacrime continuando a scendere e mi cola il naso, sono seduta sulla mia valigia e devo cercare di farmi forza e indossare un bel sorriso di rientro.
Peccato che Dio o chi per lui non ha voluto che avessi una famiglia, peccato.
Magari ora potrei essere contenta invece che dover digerire il cambiamento di programma.
Vorrei avere un posto in cui andare, vorrei tutta una serie di cose forse stupide.
Ritorno e una volta tanto vorrei una rosa al mio arrivo, la cena gia' pronta, un bigliettino... non lo so.
Non devono essere tutti come me, questo e' il punto, ma nonostante cio' vorrei lo stesso queste cose e non le avro'.
A 16 anni, quando mio padre aveva ancora la capacita' di stupirmi in negativo e deludermi, dopo 3 settimane in Irlanda tornai a casa.
Tutti nell'autobus parlavano con i familiari entusiasti: finalmente a casa!
Chi a cena fuori, chi festeggiamenti, chi era atteso dalla famiglia al completo per il pasto.
Io invece no.
Mi venne a prendere mio padre, erano le 23 forse e io avevo fame.
Non c'era niente di pronto, la tavola non era apparecchiata.
Lui aveva gia' cenato, non mi chiese se io avevo fatto altrettanto. Ci scambiammo credo 3 parole e poi lui se ne ando' a fare non so che.
Io rimasi sola e piansi molto, ebbi le mie solite, solitarie crisi.... di affetto? Non so.
Bene, ora la cosa non mi tocca piu'.
Vi lascio..non ho piu' voglia di scrivere.
Scusatemi per gli accenti... spero di non abbuffarmi.
Spero voi siate felici....
A presto.

martedì 10 dicembre 2013

La finta condanna

Ciao a tutti,
domenica notte mi sono ingozzata, senza motivo, e specificatamente ho mangiato una rosetta con olio e sale e poi un'altra farcita con 100gr di mozzarella e del pomodoro, quest'ultimo avrebbe dovuto essere il mio pranzo del giorno dopo.
Ho anche mangiato un biscotto, una macina mi pare.
Beh questa non è stata un'abbuffata colossale, ovviamente, ma il mio fisico non e' piu quello di una volta infatti dopo gli ultimi episodi bulimici risalenti a 2 o 3 settimane fa ogni volta che mangio troppo digerisco uno schifo o meglio non digerisco.
Non esagero nell'affermare che ho, appunto, digerito questa roba il lunedi pomeriggio dopo.
Ho capito di aver toccato, fisicamente, il fondo e ho anche compreso di non essere condannata alla bulimia o alle abbuffate.
Io nasco per essere felice, tutti noi siamo nati per raggiungere la felicita' e quindi voglio stare bene.
Ero entrata in un'ottica dove io ormai ero quella con un disturbo alimentare e quindi mi comportavo da tale.
Capite che intendo?
Andavo al supermercato e quel giorno avevo mangiato un po' troppo? E allora fammi abbuffare va'.
Mi andava un dolce? Mi mangio una tavoletta di cioccolato intera e poi domani salto colazione e merenda.
Mi voglio mangiare un piatto un po' calorico, che so, una porzione di lasagne? E allora quel giorno o mi abbuffo o corro almeno mezz'ora.
Ecco tutto questo io lo chiamo FOLLIA.
PIPPE MENTALI.
DISTURBO ALIMENTARE.
Ma chi cacchio le ha dettate queste regole? IO.
E allora, io, posso toglierle.
In questi giorni mi sveglio e penso che non devo vivere un altro giorno bulimico o abbuffatorio,
NON E' UNA CONDANNA CAZZO.
Posso guarire, possiamo guarire.
Certo, le pippe mentali per cavolate continuo a farmele MA POI LE SUPERO.
Per esempio mi da fastidio mangiare davanti a persone che non conosco o conosco poco eppure ieri sono andata in cucina e ho mangiato la mia minestrina da vecchietta anche se gli altri non mangiavano e c'era il ragazzo della mia coinquilina.
Oggi, al supermercato ho visto cioccolato a 80centesimi, al latte, bianco ecc... "dai prendilo, ti ci abbuffi e poi salti la cena, tanto oggi hai mangiato poco".
Ma non ho ceduto... non perche' io non possa mangiare cioccolato ma semplicemente perche' in questo caso so che avrei avuto difficolta' a fermarmi e allora chi me la fa fare di rischiare?
Ci sara' tempo per superare anche i miei alimenti abbuffatori.
A proposito voi ce li avete? Io piu' di uno e per ora preferisco evitarli o mangiarli con il mio fidanzato...
Per cibi abbuffatori intendo quelli che mi creano difficolta', di cui un po' ho paura perche' spesso mi ci sono abbuffata o la cui presenza non mi fa avere la mente libera... continuo a pensare "il cioccolato e' in cucina che ti aspetta" o "devo finire questa cosa, anche se non mi va, altrimenti mi ci abbuffo".
Ci rendiamo conto della follia?
Con questa domanda vi saluto, gli accenti continuano a non funzionare, ho cercato di ovviare al problema mettendo qualche apostrofo quindi scusatemi per questi errori ma sono voluti!
Ciao, a presto :-)

domenica 8 dicembre 2013

Quello che voglio,piano piano

Salve a tutti,
Non amo molto fare presentazioni quindi mi conoscerete strada facendo...o meglio,conoscerete la mia storia,se ne avrete voglia.
Io sono in cura presso un centro per disturbi alimentari perchè voglio guarire e non abbandonarmi al sintomo.
A me le pro ana mi fanno pena e delle thin spo non frega proprio un cavolo...mi fanno schifo e non vorrei affatto essere come loro.
Quello che vorrei e non pensare tutto il tempo al cibo, non vomitare i pasti nemmeno raramente e soprattutto non abbuffarmi.
Ah, dimenticavo, voglio perdere peso ma non per diventare magrissima e farmi dire dagli altri "oddio,mangi?quanto sei magra!". No,assolutamente, queste cazzate le lascio alle pro-ana.. io voglio perdere peso per vedermi bene, in salute, per quelle cose superficiali che consistono dell'apprezzare il proprio fisico quando ci si guarda allo specchio, per poter mettere le calze parigine che mi piacciono un sacco ma che non ho mai ritenuto di potermi permettere.
Tutto questo, se fossi normale, lo potrei risolvere con una semplice dieta ma non ci riesco: questa e la realta(scusate se non ci sono gli accenti ma sono con il cellulare e non me li fa mettere). La triste realta.
Perche? vi siete mai chieste perche proprio a voi e capitato questo? Perche non potete essere normali? Perche il cibo deve essere tutto o niente? Il nostro nemico e il nostro grande amore?
Ho passato una fase di anoressia anni fa, ormai 10anni fa, dove persi molto peso...lo reputo forse il periodo piu felice della mia vita. Perche avevo scoperto la cura per il cancro? No. Perche avevo dei voti particolarmente buoni a scuola? Figuriamoci.
Perche ero magra, ecco perche.
Ero magra e nella mia vita, per la prima volta, i miei genitori erano preoccupati per me e cercavano di farmi mangiare.
Io che ero quella a cui si doveva togliere il cibo adesso venivo quasi imboccata a forza. E poi mi sentivo forte, potente, realizzata. Ma quanta tristezza in queste parole... ho come un ghigno amaro sulla bocca perche so che era tutta un'illusione.
La mia forza era in realta debolezza,il mio controllo paura, la mia realizzazione l'inizio della fine. Una bambina sola, un'adolescente sola e poi una giovane donna, ancora sola, che si rifugiava nel cibo e nei libri.
Sono stata questo, e vero, ma ora non voglio piu esserlo.
Quel cibo mi ha rubato la vita per troppo tempo, e parlo di "quel" e non di "questo" perche io amo il cibo, quello che mangio con il mio fidanzato, con gli amici, quello che preparo per le persone a cui voglio bene, i pasti sani.
"Questo" cibo e quello che amo, il cibo da abbuffata, da vomitata, da pienezza fino a scoppiare, da solitudine, da malinconia, da depressione... "quel" cibo e quello che odio e voglio scacciare.
So che saro incoerente, so che tendero a restringere e poi magari mi abbuffero ma il mio unico obiettivo sara la guarigione, la rinascita, la salute fisica e mentale.
Ci saranno cadute e ricadute ma mi rialzero ogni volta perche mi conosco e questa e la mia tempra.
Non ho mai gettato la spugna, nonostante tutto quello che ho passato e non la gettero mai.
Sono una persona molto sincera e diretta,  spero che questo non vi spaventi... non sono il tipo in grado di prendere in giro gli altri o di dire una cosa per un'altra, solo per fare piacere.
Saro forse dura e spero mi scuserete se accadra ma di me potre fidarvi, sempre.
So che ognuno di noi ha delle qualita e uno scopo nella vita, e questo anche quando passiamo giorni neri pensando che la nostra esistenza non abbia senso.
Troviamo quel senso, insieme, e aiutiamoci..non a scendere ancora piu giu nel baratro ma a risalire, a tornare in superficie, a scalare le vette.

P.s. Scusate l'assenza di accenti ma postando dal cellulare non me li fa mettere.

venerdì 6 dicembre 2013

Il natale

Si avvicina il natale ed io, notoriamente, odio questo periodo dell'anno esattamente come ho odiato le domeniche, il primo maggio, il 25 aprile e ogni ponte o giorno di festa che lo stato italiano ha istituito. 
Sono nata e cresciuta in una famiglia infelice e cattiva, cattiva non con gli altri ma dentro, amara, aspra, cinica. Cattiva con i suoi componenti, cattiva anche con me.
Ogni giorno di festa rappresentava la follia: mio padre che tentava di riposarsi, stava chiuso in camera a guardare le partite o comunque per i fatti suoi, mia madre invece era preda delle pulizie di fondo che sono state un incubo e un tormento per me e gli altri. Urla, perché "solo lei metteva a posto in questa casa", urla perché "c'è la polvere, la donna delle pulizie non fa niente", urla perché "questa casa è troppo grande e io non ho nessun aiuto". 
Urla urla urla.
Isterismo. 
Urla. 
Credo di odiare le persone con un tono di voce stridulo perché sono stata shockata da mia madre. 
Poi c'erano i pranzi della domenica insieme, non si mangiava niente di speciale, il piatto principale era la pesantezza e tensione generale, mio padre che sparlava borbottando di qualsiasi cosa facesse mia madre e mia madre che con i suoi gesti a scatti, isterici, i suoi musi lunghi, contribuiva a intossicare la giornata già sufficientemente schifosa. Immaginatevi tutto questo ripetuto per tutte le festività:chiunque scapperebbe a gambe levate ma io non posso, ovviamente. 
So che alcune di voi possono capirmi meglio di altri e mi dispiace perché questo significa che avete sofferto e soffrite come me. Chi ha una famiglia solida certe cose non può nemmeno immaginarsele, buon per loro. 
Adesso, mentre scrivo, è notte fonda e non lo sto facendo su questo blog ma sul mio promemoria del telefono, non potevo aspettare ulteriormente per sfogarmi. Anzi,ho atteso troppo, se non posso più nemmeno parlare, se mi auto-censuro da sola allora come posso continuare a tenere duro? A conservare un minimo le apparenze, anche verso di me.
Dirò cose che non potrei mai pronunciare di fronte a qualcuna delle mie conoscenze perché la gente non ha voglia di ascoltare e fa solo discorsi stupidi e superficiali, parlano di scarpe-trucco-vestiti e programmi tv. 
Sparlano di quelle che dovrebbero essere le loro amiche. 
Vengono da famiglie solide, grandi, hanno soldi, hanno tutte le carte in regola per vivere un'esistenza tranquilla. Ecco io non sono tranquilla, io sono incazzata e vivo nel perenne senso di colpa, forse non dirò quanto peso e quanto sono alta, non manderò mie foto e non dirò il mio nome o il nome della mia città ma sappiate che qui dentro sarò onesta al 100% e voi tutte o nessuna sarete le mie ascoltatrici. 
Anche io leggerò le vostre storie e se avrò da dire qualcosa di utile parlerò ma non aspettatevi commenti del tipo "tesoro sono con te, ti capisco" o "so che sei forte cucciola" perché io non scrivo tanto per scrivere, non consiglio tanto per consigliare e non apro bocca per dargli fiato...sarò sincera come spero lo sarete voi con me e vi starò vicina, non con una parolina stucchevole e banale ma lasciandovi un pezzo di me.